Passeggiata poetica alla volta delle colline del Prosecco Dott.ssa Rebecca Ciavari
Agosto. Il caldo torrido aveva investito anche il Nordest e le colline che si adagiano sinuose
alle pendici delle Prealpi. La mattina presto una giovane studentessa cerca un po’ di ristoro
all’ombra degli arbusti che circondano i laghi di Revine, pedalando sulla sua Graziella. La
leggenda narra che, durante la prima guerra mondiale, nelle profondità del lago di Santa
Maria fosse stata nascosta una locomotiva piena zeppa d’oro. C’è chi si immagina la
costruzione di una ferrovia subacquea e un treno in un eterno viaggio, chi invece propone
un lancio della locomotiva da un dirigibile e un enorme splash nelle quiete acque e tra le
fronde sussurranti dei salici.
Quella mattina, la nostra studentessa non pensava alla locomotiva (che poi, davvero
nessuno aveva tentato l’impresa di impossessarsi dell’oro?) ma la sua attenzione era tutta
dedicata al silenzio meraviglioso che quel posto fermo nel tempo le regalava. Il silenzio era
fuori, mai nella sua testa, pronta a cogliere ogni scintilla di bellezza nel sentiero che
percorreva attorno ai laghi. Se era fortunata, riusciva a vedere dei coniglietti saltellare liberi
e ad accarezzare il cane scodinzolante allo steccato del giardino di una casa vista lago.
Quella mattina però i suoi occhi si erano soffermati su alcune poesie. Degli alberi, con la
pazienza e la saggezza che solo loro possono avere, sorreggevano delle targhette in legno su
cui erano stati incisi versi in dialetto e in italiano.
Fior bianc de slavaza
Imbarlumì par smirar
Al cavaòci lidier
Fiore bianco di ninfea
Abbagliato dal fissare
La libellula leggera
Luciano Cecchinel
Ma chi era Luciano Cecchinel? La studentessa decide di sedersi alla panchina sotto un
maestoso susino e si concede una pausa dalla bicicletta per consultare Google. “Luciano
Cecchinel, classe 1947, è un poeta e insegnante italiano”. Col viso rosso, non per la calura,
bensì per l’imbarazzo, si chiede come abbia potuto ignorare la presenza di un poeta nelle
sue terre natie. Impara che, come lei, anche il poeta ha un forte legame con la natura – in
particolare, proprio con quel lago – e che usa spesso il dialetto per narrare del fango, delle
rane e delle rive rigogliose che abbracciano quelle acque. Si rende conto di come la natura e
l’animo veneto siano indivisibili e trovino la loro più genuina e profonda espressione in quel
linguaggio, con parole come calìf (foschia), stor (canneti) e udor de lisp (odore di viscido).
Apprende che Cecchinel ha dedicato parte delle proprie opere alla Resistenza e che aveva
indagato sulle terre di origine della propria madre, recandosi in Ohio per due lunghi viaggi e
poi poetando sui suoi avi emigrati negli States.
Pace dei sensi. “La poesia si trova davvero ovunque!”, sorride pensando tra sé la
studentessa. Continua la sua passeggiata recandosi verso le palafitte del parco archeologico
del Livelet, testimonianza di insediamenti Neolitici. Possono due laghi così sperduti aver
ospitato una storia tanto lunga con tale grazia e quiete?
Nel pomeriggio, la nostra ormai cara studentessa inforca nuovamente la bici e si dirige alla
fiera Artigianato Vivo di Cison di Val Marino, uno dei borghi più belli d’Italia. Dominato da
una possente fortezza, Castelbrando, il borgo si apre con il Ponte dei Sassi sul torrente Rujo.
Anche qui, storia e leggenda si intrecciano indissolubilmente: la studentessa lascia la bici sul
prato per seguire la Via dell’Acqua e raggiungere il Bosco delle Penne Mozze, il memoriale
che ricorda, con alberi e stele, tutti i caduti alpini della provincia. Ma deve fare attenzione,
ad ogni passo verso quel bosco sacro, potrebbe imbattersi nel Mazarol, abitante
leggendario del posto, buono o cattivo lei non l’ha ben capito. Arriva al memoriale a cielo
aperto, in silenzio reverenziale ascolta le voci di chi ha vissuto la guerra. Le porta la brezza
estiva, leggera e rispettosa.
Ritornando al borgo, la studentessa si imbatte in banchetti di artigianato di ogni tipo:
merletti, accessori in lana, ceramiche, sculture, dipinti, quadernini, saponi e gnomi… gnomi
forse no, se li deve essere sognati, li ha visti chiacchierare con i clienti.
Verso il tramonto, pedala svelta mentre mette mentalmente in musica una poesia letta la
mattina ai laghi:
Salèz ardent che trema
Peset che i sbrisa fisi tel vent
Salice argento che trema
Pesciolini che scivolano
Fissi nel vento
Luciano Cecchinel
E anche lei scivola verso un terzo meraviglioso borgo, Follina. Follina è pregna di storia,
tradizione ed è stata culla della produzione di tessuti. Ma alla nostra studentessa poco
importa. Anche qui, sceglie di seguire l’acqua: torrenti, torrentelli, paperette e anatre: le
acque che segue sono tutte alimentate dal Lago di Lago, neanche a farlo apposta.
Le correnti la portano all’entrata di una grande abbazia cistercense, accanto alla quale sorge
un monastero. Indugia nel chiostro dalle innumerevoli e sottilissime colonne, si gode i colori
del tramonto, il leggero ronzio delle api sui fiori e lo scrosciare calmo della fontana al centro
del chiostro.
Se mai si potesse prendere la bici e passeggiare così poeticamente nel mondo, basterebbero
dei versi in testa e degli occhi curiosi per guardare sempre, e non soltanto vedere, la
bellezza nel suo intreccio fatto di giustizia della natura, fascino della leggenda, dolore della storia e
salvezza dell’arte.
Carissima Rebi le tue parole mi hanno riempito di dolcezza e di nostalgia per un tempo andato Sarà la vecchiaia? Fr
RispondiEliminaCarissima maestra Francesca, grazie per il tuo dolce e affettuoso pensiero.
EliminaUn abbraccio, Rebecca
Complimenti per lo splendido pezzo! Cms.
RispondiEliminaGrazie di cuore Claudio!
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